Manie genealogiche o genoma residuale?

La biologia insegna che la diversità strutturale della materia, le sue asimmetrie più che simmetrie fanno la differenza. Oggi leggiamo che un appassionato cultore di alberi genealogici nella sua ricerca, che non si capisce bene se di araldica o di gossip, ne disegna uno riferito, ahimè, a personaggi politici famosi contemporanei e con un ramo che si aggancia nientepopodimeno a un’importante figura della nostra storia attraverso una diradata ramificazione generazionale.

A dire il vero non se ne capisce il significato e con buona pace delle teorie evoluzionistiche qualora si voglia scomodare il buon Darwin sembra piuttosto sia accaduto il contrario. Unico dato di fatto: il notevole successo della notizia a livello mediatico o giornalistico.

La legge naturale stabilisce che è la diversità a rendere possibile la vita di un qualsiasi organismo pur nella sua singolarità, senza confondere il sociale con il biologico o peggio cadere in pericolose e funeste teorizzazioni del passato sempre in agguato. La complessità della struttura del DNA sta nelle sue molteplici ramificazioni e benché limitata ad un intervallo temporale per ciò che riguarda una o più relazioni parentali, diventa illimitata nel suo divenire genomico.        

Ai cari esperti compilatori di genealogie, consigliamo di essere meno filologi altrimenti sembra vogliano attenersi al celebre detto popolare partenopeo: “Dicette ‘a purcaria: Simme tutte purtualle, quanno se verette pe ncopp ’all’acqua”!

Michele Vista
Michele Vista
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