Da delinquenti per fame a delinquenti per spreco

La Mafia, la Camorra come tutte le altre numerose organizzazioni delinquenziali, in origine sono sorte per necessità economica di una determinata classe sociale reietta e resa tale dal potere costituito. È questa l’antica verità in senso storico e antropologico che, col tempo, si è incancrenito, nella sua negatività d’azione fino a diventare il motivo base dei malavitosi operanti solo per il  proprio arricchimento con l’uso della violenza. Quindi se la fame incalza, il lamento del sofferente aumenta, l’ingiustizia sociale è sempre più palese e arrogante, l’individuo, che i capi chiamano, quando con altri suoi simili è raggruppato: “popolo” che reagisce e lo fa violentemente. Allora interviene l’intellettuale che sente l’obbligo di guidare le azioni che lui chiama: “popolino”. Infatti nella cultura e nella politica, già agli inizi dell’Ottocento, i naturalisti e l’antropologo Lombroso, in particolare, ritenevano che l’uomo delinque perché è un soggetto che ha delle tare ataviche fin dalla nascita. Ma già allora, più di qualcuno ha dimostrato che “delinquente”, nella maggior parte dei casi, si diventa. E sempre già allora nel testo di una canzone che, spesso cantavano i briganti, diceva: «Ci vogliono briganti e briganti saremo». Sulla scorta di questi “insegnamenti” chi comanda perché  continua a sostenere questa negativa condizione? C’è qualche recondito fine? Questa cieca perseveranza ha motivato il delinquente dinastico che continuerà a esserlo anche se entra a far parte del sistema dei poteri “onesti”. Pertanto non ci resta che giungere alla conclusione che l’attuale società, ponendo il denaro come fine e non come mezzo e come, pur indignandosi, usa tutti gli strumenti possibili per la propria salvaguardia economica e politica. Comunque questi elementi gestori della collettività hanno da sempre esorcizzato, seppur a parole, contro gli elementi del male (il maligno) e additano, indicano e accusano chi cade preda dell’ansia dell’impunità in quanto rappresentante del popolo e di sentirsi legittimato a rappresentarlo solo perché ha goduto di “buona raccomandazione”. Parliamo di gratuito moralismo o di saggio buonsenso? “Hai lettori l’ardua sentenza”.

Caterina Laurita
Caterina Laurita
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