Il tessuto sociale che è stato fino a qualche tempo fa il fattore di crescita e anche il distinguo delle varie collettività di un qualsiasi centro abitato della nostra penisola è stato massificato in modo abnorme dalla bulimia consumistica che i più chiamano “benessere collettivo”! Si assiste a un totale capovolgimento del vivere sociale, in cui la dimensione temporale è di continuo implementata da ritmi insostenibili che seguono un modello paradossale fonte di tutte le contraddizioni cui andiamo incontro nella vita quotidiana. La vita frenetica di una città diventa la caratteristica medesima in un paese o in un piccolo borgo. Le peculiarità che una volta erano le differenze sembrano ora siano la norma dappertutto. Cliché comportamentali, anomalie standardizzate solo e soltanto da profitti economici. Tutto questo è messo in risalto dal periodo estivo che i più dedicano alle meritate vacanze.
Il territorio italiano che secoli prima veniva definito ideale per il “gran tour”, per conoscere e apprezzarne le bellezze sia artistiche sia naturalistiche, oggi è diventato un carrozzone circense in preda a paranoie che si materializzano in festival o kermesse pseudo culturali che spopolano tra città che sembra si scopiazzino a vicenda al di là del patrimonio d’arte di cui dispongono, così come in altri borghi dove, fatte le debite distinzioni, s’affannano a fare lo stesso.
Città, paesi e borghi invasi da orde tra l’indigeno e il lanzichenecco con in una mano l’iphone e nell’altra un cono gelato o qualcos’altro da trangugiare. Importante non è il valore sociale che viene sbandierato ma solo fare rumore o più esattamente un puro e semplice schiamazzo! Cosa rimane all’indomani: solo un surplus di lavoro per gli spazzaturai, dove questi ancora ci sono!
Il grande filosofo Immanuel Kant non si era mai mosso dalla sua Königsberg ma col pensiero aveva superato valichi e frontiere. Oggi invece assistiamo a un formicaio, col rispetto dovuto ai simpatici imenotteri, di umani il cui unico scopo è il muoversi e viaggiare fine a se stesso altro che “canoscenza” nel senso dantesco, quanto muoversi piuttosto come cani sciolti!
Il tessuto sociale, unico discriminante del DNA della collettività di cui facciamo parte, ha fino a ora permesso di mantenere tante identità che si sono evolute e arricchite dal reciproco confronto, senza barriere o confini di sorta. La vita è un continuo rigenerarsi nella sua individualità, il patrimonio di neuroni che ne permettono i complessi meccanismi sono la sua essenzialità. Se poi ci si persuade, abbindolati dal “benessere” apparente che la tanto osannata intelligenza artificiale possa sostituire tale tessuto sociale, e in parte è quel che purtroppo già accade, cerchiamo di reagire stimolando le nostre capacità critiche, con l’intento di salvaguardare o quanto meno ricostruire il necessario tessuto sociale!