Quando un contadino “dona” il suo ingegno, la sua cultura e la sua intelligenza al diritto diventa un genio al servizio del diritto e si chiama Giacinto Auriti. Quando un poeta “dona” la sua sensibilità, il suo estro e arguzia la poesia diventa anche filosofia e si chiama Ezra Poud.
Questi due illustri personaggi, provenienti da esperienze e culture diverse si sono incontrati per costituire un indissolubile legame che proteso alla ricerca della verità al di sopra di ogni fazione e appartenenza.
Ezra Poud quando nella sua “follia”, come dicevano i detrattori che lo denigravano per la fama e i meriti che gli venivano riconosciuti, pose al mondo accademico e intellettuale le famose “cinque domande” che riguardavano: il sistema monetario, quello creditizio, l’interesse, l’usura e la circolazione attirò a sé un ennesimo giudizio di follia.
Solo il professor Giacinto Auriti, in tutta la sua onestà intellettuale, rispose alle domande del poeta, in modo chiaro e preciso con l’opera “Il paese dell’utopia”.
Si creò un ideale sodalizio di continuità che li unirà in quella che fu definita la scuola degli economisti eretici.
Giacinto Auriti, elabora la nuova teoria del valore “come rapporto tra fasi di tempo” che lo condurrà alla scoperta del “valore indotto” della moneta poiché, sempre secondo lui, “chi crea il valore della moneta non è chi la stampa ma è del popolo che l’accetta e la usa come mezzo di pagamento”.
Purtroppo però, sono le banche e gli usurai che, invece, hanno proprio il compito di gestire il valore monetario, usando questa pratica di “dominazione” per meglio imporre, a danno del popolo, quell’atteggiamento di soggezione che determina il “signoraggio del debito”
Ed ecco come la genialità del Cattedratico del Diritto propone la soluzione di questo problema affermando che il popolo si deve “ri-appropriare” del compito di stabilirne il valore della moneta. L’ideale è che siano i governi, eletti dal popolo a gestire l’emissione monetaria ripartendone gli utili come “reddito di cittadinanza” a tutti i cittadini.
A questo punto non vorrei deludere o contraddire qualche “economista” del momento che tanto si agita per dire ciò che non capisce o affermare ciò che razionalmente non è possibile neanche ipotizzare.
Nel novero delle assurdità mi pongo una domanda: quanti hanno almeno letto quella meravigliosa poesia-denunzia sull’Usura di Ezra Poud e quanti hanno letto “La città dell’utopia” di Giacinto Auriti? Io penso pochissimi anche se a parlarne sono tantissimi.