Un libro sul comodino. “Pittarono la luna sui nostri muri” di Luca A. Catoggio

La realtà degli uomini che s’incontrano nel racconto non può che risultare vagamente: fra quegli uomini scorreva la vita e la vita non si può mai rendere con un ritratto. Tanto più che ogni uomo esiste due volte, una per se stesso, l’altra per la sequenza che genera incontrando altri uomini. Ma le persone muoiono e finiscono per essere dimenticate. Se non altro un racconto è una testimonianza.
Si narra di un figlio adottivo. Il suo spazio magico è “La Martella”, un laboratorio in cui si sperimenta un nuovo modello di vita aggregativa. Intanto, i Sassi si svuotano e la gente sembra sparita dalla terra e dalla memoria, come dissolta nel nulla. Oggi Matera è una città che recita a due voci: una commerciale e sfrontata, che simula e impara un nuovo ruolo; l’altra che continua a interpretare, a fior di labbra, come si conviene a una terra povera, che ha saputo indossare anche un po’ di barocco, col ritegno di un’antica signora, la storia del genere umano.

Dopo avere già pubblicato diversi libri Luca Antonio Catoggio ha deciso di ripercorrere la storia della propria vita pur sapendo che avrebbe scritto ciò che conosceva senza sapere dove sarebbe “arrivato”. La sua capacità di autonomia ideologica, unita a quella dell’onestà intellettuale che tanto contraddistingue il popolo lucano, lo ha portato a reagire, con lo studio e col lavoro, contro quelli che in certi momenti hanno creduto di cedere con la resa politica al “disonore sociale” che la cultura post bellica aveva assegnato alla sua terra. Partito da Armento per Matera, cresciuto a La Martella (il “Borgo inventato”) e approdato a Perugia, dove oggi vive, l’autore in verità è tornato nelle strade della sua infanzia per “piantare” il libro dei ricordi con la certezza di poter raccogliere i “frutti” del riscatto sociale. Il nostro autore non affida la sua memoria all’autocelebrazione né all’arrogante apologia di se stesso, ma al suo scritto come “modesta” risposta a chi aveva “sostenuto il fallimento globale” di un popolo e del suo territorio. Catoggio, forse inconsapevolmente, è di certo intervenuto con le sue memorie a “specificare”, ancora una volta, il suo impegno culturale, sociale e meridionalista.

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