di Francesca Patitucci
“Perdersi nel vento” è il titolo più adatto a una silloge che spazia negli elementi della natura, a tutto tondo, percependo ogni piccola sfumatura, a decantare l’anima di chi la racconta.
Ci perdiamo nel vento di note musicali che esaltano la bellezza della terra, in tutte le forme d’amore possibili, ritraendone scene marine, sulle quali si posano leggiadri i versi dell’autrice.
“Smorzata del giorno la calura è pace nella fresca sera”.
Le odi alla notte sono un’attenta riflessione, intima, che ci libera dai fardelli e ci trascina nell’incanto di speranza:
/Lievita e si spande l’armonia /del notturno silenzio quando /il sonno coglie le cose e le /bagna di luce lunare. la notte /placa e ispira l’indulgenza /negletta nel lungo giorno.
Ritroviamo ancora pensieri sui temi che più affliggono il quotidiano vivere: la guerra, il rifuggire i buoni sentimenti, lo scorrere impietoso del tempo.
Ma, nello stesso tempo, ci si lascia trasportare dalle rime dedicate all’amore, quello puro, in una dolce sequenza che cattura immagini reali; ricordi di amori che ancora vivono nel cuore sono espressi teneramente così
“chi di felicità vi ha lasciato l’eterno stupore. Pensarsi annulla il tempo e riavvicina”.
E la sua malinconia viaggia liberamente, come musica, ad accompagnare quella solitudine che scava sé stessa, e che scalda un cuore solitario.
L’autrice definisce il dolore come
“Ala di nera farfalla è il dolore spegne ogni colore copre ogni vivido raggio di sole”.
Molto originale le sue espressioni che, seppur dettate da un linguaggio forbito, elegante e disinvolto, sono sempre di facile comprensione e sanno coinvolgere il lettore fino a farlo immedesimare nelle sue emozioni.
Le donne di un tempo le ricorda come emblema di forza e coraggio, fatica senza lamento… e le immagina chine a un lavatoio di speranza e resilienza.
Non mancano appunti poetici dedicati agli affetti più cari, quali possono essere i figli o un padre, sentimenti molto pregnanti nei suoi scritti.
E in questo dondolio d’amore per la vita, a tratti deluso, altri colmi di speranza, ci ricorda il senso dell’appartenenza alla propria terra, ché mai possa essere ignorata da alcun uomo.
E si chiude l’ultima pagina come un percorso fatto nel tempo, nei ricordi, tra illusioni e gioie dove, ogni lettore, si è rivisto per un attimo… nel suo sondare, pacatamente, le perturbazioni che attraversano noi tutti, celate spesso anche al nostro sentire.
E in un cielo azzurro e canto di usignoli lei ci riaccompagna alla strada maestra, ad assaporare sempre e comunque la vita.