Che un politico debba poter dire ciò che vuole è un sacrosanto diritto in un regime di democrazia, ma che si metta a sponsorizzare una dieta e per di più intermittente (sic) strombazzando ai quattro venti (ci viene il dubbio riguardo allo strumento o organo adoperato) che ha perso sei chilogrammi di peso non se ne sente proprio il bisogno.
Se una persona ha bisogno di cure è giusto vada dal medico, sono affari suoi e della sua vita privata. Andare dal medico per scoprire l’acqua calda è indice di qualche deficit neuronale-mediatico. Siamo ahimè circondati da stregoni del viver sano, in genere esperti di quel che non sanno, cultori delle cose ovvie e banali che sono sempre pronti a dare un aiutino sia esso psicologico che associato a una dieta fatta di integratori.
Nei monasteri la regola del digiuno intermittente era pienamente applicata sin dai tempi passati nel mondo orientale e nel mondo occidentale e bisogna riconoscere per essere onesti che avessero quasi sempre le conoscenze, diremmo oggi salutistiche o meglio scientifiche ante litteram. L’imperatore Tiberio era solito dire che chi dopo aver raggiunto i trent’anni conosce il suo organismo è il miglior medico di se stesso.
È impossibile ci dice la biologia che due individui possano avere lo stesso metabolismo, nel senso matematico d’identità e di similitudine, nella scienza medica poiché si procede con dati statistici conta il peso statistico di tali valori che fa la differenza. Già nei canoni di Avicenna dell’antica medicina araba e a seguire con Ippocrate, Galeno, Celso fino alla celebre Scuola Salernitana erano presenti questi concetti.
Se poi vogliamo scomodare la psicanalisi per ritrovare la fiducia in se stessi sia fisica che mentale e rallegrarsi di essere riusciti a perdere diversi chili del proprio peso corporeo grazie a una dieta cosiddetta intermittente, poiché l’aggettivo è insignificante alla pari di quello parimenti abusato di mediterranea, bisogna diagnosticare piuttosto una crescente sclerotizzazione in sede neuronale!