di asterisco
Da un po’ di tempo è diventato di moda, secondo il noto linguaggio della rete a esser più precisi, l’hashtag (#)… : un determinato argomento definito aggregatore tematico con un termine ributtante dal lato linguistico, che sui social diventa quasi un mantra su cui elucubrano e danno risposte, sapientoni del non sapere ammaliati non dalla curiosità ma dalla stupidità dei tanti followers o meglio acchiappamosche, in linea con la celebre frase di Mark Twain: “Nulla è stato creato invano ma la mosca c’è andata vicino” vogliosi d’apprendere l’insignificante!
È possibile leggere di tutto: dalle credenze popolari a quelle religiose scopiazzando Jacopo da Varagine, che si cerca di impreziosire con riferimenti astrusi tra l’antropologia, l’etnologia e perché no la paleontologia, basati su testimonianze orali inventate di sana pianta, se non bracando e navigando come argonauti inebetiti nella brodaglia di castronerie che confluisce nell’oceano della rete mediatica.
Altre volte fotografando una parete rocciosa, di cui vien data l’immagine si cerca di farne persino una datazione con riferimento al periodo triassico dell’Era Secondaria, scomodando la paleografia.
Nel ritornare alla parola “ombra” del nostro titolo è più utile, a questo punto, leggere il “De umbris idearum” di Giordano Bruno o “L’ombra: la fiaba della follia” di Hans Christian Andersen?