Un modo di scrivere alla stregua del…”mangiare a tagliere”!

di asterisco

Come ci racconta nelle sue novelle Franco Sacchetti il “mangiare a tagliere” significava lo stare insieme alla stessa tavola e quasi sempre era riferito a due persone che mangiavano nello stesso piatto, secondo un’antica consuetudine non certo simile al convivio nel senso di Platone ma pur sempre riconducibile a un banchetto e alla satira feroce cui si esponeva inevitabilmente da Luciano ai novellieri italiani del Trecento.

Oggi vediamo in maniera tragicomica due compari, un graduato forse e un ufficiale, che vanno in giro a presentare libercoli densi di profonde e sentite quisquiglie servite in un piatto unico, per l’appunto, inzuppando le mani, come usanza fin troppo conosciuta, nella brodaglia delle banalità.

In perfetta simbiosi con le tendenze sociali peggiori, sottoscrivono con enfasi l’ovvia e untuosa firma autografa che diventa feticcio della loro malsana e disforica visione olistica del mondo che li circonda. Tra differenze identitarie e identità differenti, si trastullano con logiche aberranti e assurde in un’apoteosi dell’involuzione umana che storicamente non conosce limiti nella sua evoluzione, checché ne dica il povero Darwin!

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