Francesca Centonze, della provincia di Matera, ha raccontato la storia dei 1800 lavoratori precari lucani: “Siamo lavoratori impegnati, in progetti di pubblica utilità, collocati nelle scuole, nei tribunali, nelle pubbliche amministrazioni, nella manutenzione del verde pubblico. Assistiamo disabili, guidiamo scuolabus, forniamo assistenza ai bambini all’ingresso e nelle mense scolastiche, siamo di supporto agli uffici comunali. Per queste nostre attività ci viene riconosciuta un’indennità mensile di 500 euro. Abbiamo obblighi ma senza diritti, neppure quello alla maternità. Provate ad immaginare una famiglia che deve vivere con questo sussidio a cui sottrarre spese alimentari e bollette”. Il pensiero della lavoratrice è andato a una sua collega che si è ammalata per la terza volta “scoprendo un mostro dentro di sé. Per lei nessuna pietà perché quando fa la chemio non può lavorare e nonostante questo pur di non perdere l’indennità con le poche forze fisiche a disposizione è andata al suo Comune ed ha svolto l’attività. E’ arrivato il momento di porre fine a queste ingiustizie. Vogliamo continuare a credere che un domani, lottando insieme, usciremo dal tunnel che ci intrappola da troppi anni”.