Bestialità linguistiche nella storica parata dei turchi di Potenza

Una rievocazione storica per considerarsi tale è necessario che prenda spunto da sicuri e attendibili documenti d’archivio, debitamente vagliati e interpretati da storici di professione che ne hanno saputo vedere l’attendibilità lasciandone importanti testimonianze. Abbandonarsi alla pura fantasia è cosa ben diversa visto quel che succede nella nostra contemporaneità. Non è certo una gravissima colpa, ma nel contesto di una vecchia tradizione popolare può benissimo avere lo spazio necessario affinché questa si mantenga nel corso dei tempi, ancor più se riferita nella sostanza a un suo contesto religioso specifico come la festa del Santo Patrono della città di Potenza, San Gerardo Della Porta.

La storica parata che ormai si ripete da anni con i dovuti affinamenti ed estensioni spettacolari, colpisce soprattutto per la bestialità linguistica divenuta quasi canonica nel pronunciare la parola iaccara accentuata sulla prima sillaba che più che definirla tale ci costringe a scomodare uno dei massimi studiosi dei dialetti quale Gerhard Rohlfs e a partire dalla citazione di Raffaele Riviello ci permette alcune considerazioni.

Il termine iaccara che Raffaele Riviello usa nel suo libro Ricordi e Note su Costumanze, Vita e Pregiudizi del Popolo Potentino, edito a Potenza nel 1893, è affiancato dall’autore al termine fiaccate, messo tra parentesi (pag.145) proprio per spiegare la voce dialettale sinonimo di fiaccola o falò. Il significato etimologico di questa parola è: fusto di legno resinoso o fascio di sarmenti o altro materiale infiammabile, per illuminare anche all’aperto e con vento (fine secolo XIII, Fatti di Cesare), o ciò che illumina, ravviva, incita e sim. (Fanfani – Vocabolario), così come fiaccolata: corteo notturno fatto con fiaccole accese, per feste, onoranze ed altro (1887 C.Collodi). Dal latino parlato flacula che deriva a sua volta da facula diminutivo di fax, facis, face e per metatesi faculafaclaflacafiacca (a sua volta integrata dal suffisso diminutivo) e ancora fax dicta quod focos faciet: cuius diminuitivum facula (Isidoro di Siviglia 20-10-11). Quindi le parole fiacco, fiaccolare, fiaccare, facculare anche col significato di spezzare legna per fare delle fiaccole.

Il termine iaccare secondo Rohlfs si ritrova nei dialetti calabresi e lucani della Magna Grecia in cui la ch greca diventa latinizzata i lunga mentre la ch iniziale di regola nel latino volgare diventa c. Per l’esattezza nelle zone della Magna Grecia romanizzate in epoca più antica la ch è stata resa per lo più con i lunga . Solo la Calabria meridionale dove la lingua greca è stata soppiantata a partire dal Medio Evo, ha conservato fino a oggi l’antica pronuncia aspirata della lettera greca. Per quanto riguarda l’esatta pronuncia del termine iaccara l’accento grave cade sulla penultima sillaba, come del resto accade per la maggior parte delle parole della lingua italiana e del dialetto che sono parossitone, quindi iaccàra e non iàccara. Nel rispetto del dialetto putenzese verace se tale accentuazione errata sia divenuta un’abitudine definirla una bestialità ci sembra un obbligo, nella ricerca affannosa di caratteristiche identitarie oggi tanto di moda!

radionoff
radionoff
Articoli: 9440