Polibus… Homo ludens…o… A che gioco giochiamo

La componente ludica è parte integrante della natura umana, diventa formativa nel suo sviluppo cognitivo e di crescita culturale. Nella sua dinamica avvincente e proporzionale al divertimento affermava Huizinca: «…il gioco si converte in serietà, la serietà in gioco…».

Il matematico Giuseppe Peano già anni prima nelle sue pioneristiche ricerche di logica matematica aveva evidenziato l’importanza che il gioco potesse svolgere. Significativa la pubblicazione a Torino nel 1925 dell’opuscoletto: Giochi di aritmetica e problemi in riferimento ai nuovi programmi della scuola elementare e la didattica in generale della matematica. Prendiamo ad esempio uno dei tanti problemi e, da lui definiti capziosi, come questo sull’importanza dello zero: «Un tale scrive a un venditore di animali: mandatemi 1 o 2 gatti. Dopo qualche giorno si vede arrivare una grossa gabbia piena di gatti, accompagnata da una lettera del venditore che diceva: per ora vi mando 58 gatti; la settimana prossima manderò gli altri 44. Donde è nato l’equivoco?».

Oggi si parla tanto dei programmi inseriti nella piattaforma informatica che va sotto il nome di STEM (acronimo dall’inglese science,

technology, engineering and mathematics). L’algoritmo prodotto trasferito in una macchina, non certo pensante, la cui decidibilità ha un valore statistico dipendente dalla quantità dei registri logici di cui dispone è giocoforza limitato. La stessa conoscenza scientifica che si basa essenzialmente su dati statistici può darci una misura della sua limitatezza. Il principio d’indeterminazione di Heisenberg e il teorema di incompletezza di Gödel, definito come la verità matematica più importante del secolo, fissano un limite permanente alla nostra conoscenza della verità.     Un elenco di tali verità, dalla formulazione degli assiomi per l’aritmetica fatta da Dedekind e Peano all’assiomatizzazione euclidea della geometria non potrà mai essere formale, cioè completo. In linea di principio un dispositivo meccanico per quanto complesso ed elaborato, come uno o più computer, non sarà mai in grado di creare nuovi assiomi spontaneamente al di là di quelli che il suo programmatore ha inserito nei suoi microchip.   

L’altisonante progetto itinerante che va sotto il nome di Polibus e che in questi giorni farà alcune tappe anche in Basilicata tiene conto delle prospettive della scienza contemporanea in quanto strumento di conoscenza e cultura o, come accade il più delle volte, si riduce solo a palcoscenici di spettacoli mediatici, di fantasticherie e astruserie informatiche virtuali, per attirare i giovani in una dipendenza tecnocratica, nient’affatto tecnologica e ancor meno scientifica?

Non sarebbero più stimolanti e creativi, per allenare i nessi logici della nostra macchina neuronale, i divertenti giochi matematici che il matematico Peano suggeriva?

Michele Vista
Michele Vista
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