La nuova giunta comunale di Potenza, volendo usare una “maschera” del teatro goldoniano, potrebbe essere accostata alla figura di Arlecchino. Tutti conoscono l’abito che lo contraddistingue: pezze di tanti e diversi colori e tenute insieme da un sottile filo tessile. Perché sono unite tali toppe di stoffa? Per evitare di mostrare le nudità di Arlecchino, che non sarebbero un bel vedere. Al contrario lo è l’esecutivo municipale del capoluogo di regione: completamente “nudo”.
Abbiamo la “tizia di tizio”, che non è altro che la reincarnazione della “Donna Prudenzia”, sempre pronta a dispensare consigli non richiesti con la saggezza di un oracolo da taverna. Poi c’è l’amico dell’amico, una sorta di Pantalone moderno, sempre pronto a contare i quattrini e a garantire che ogni decisione vada a suo favore, al punto da farci dubitare che abbia più occhi di Argo. Non possiamo dimenticare il cugino di quel tale, che con la sua presenza sempre sfuggente ci ricorda un Brighella, sempre pronto a svicolare dalle responsabilità con la maestria di un contorsionista. E poi c’è la piccola scrivana, una Colombina che si destreggia tra documenti e intrighi politici con la grazia di una ballerina su una corda sospesa. E poi c’è il folgorato sulla via di… non Damasco, ma del potere, il rurale e al vertice l’uomo probo protetto dalle calde “ascelle” di vecchi e nuovi “alpinisti”.
Intanto su questi pezzi da… 15 – un tempo si sarebbe scritto da novanta oggi è meglio affidarsi alla Smorfia – aleggia uno spettro che potrebbe diventare un resuscitato: il possibile ricorso della compagine sconfitta al secondo turno elettorale. Si dice che qualora si verificasse “l’anatra zoppa” in Consiglio – quando il “capo” vede limitata la propria libertà d’azione da una maggioranza a lui ostile – gli eletti vincitori si dimetterebbero e quindi si tornerebbe al voto… poco male se non addirittura auspicabile, perché tutti coloro che hanno disertato volutamente le urne potrebbero cambiare idea e determinare una “giravolta” al governo del comune di Potenza. Per dieci anni i potentini prima hanno votato i partiti di destra, pur criticandoli sempre, e poi quelli di sinistra… oggetto di critica anche essi seppur ancor prima di vederli all’opera.
Diventa difficile analizzare tale fenomeno sociale, prettamente localizzato nel microcosmo lucano: un piccolo foruncolo sul deretano chiamato mondo. Negli ultimi giorni si è letto di tutto e di più e tanto per utilizzare la fantasia di Luciano di Samosata potremmo scrivere che la Basilicata ha dato le origini a Fermo e Lucia, che Dracula sceglieva la regione per le vacanze estive, che sotto Acerenza scorre l’Acheronte, che Leonardo da Vinci ha lasciato tracce incontrovertibili della sua presenza, che Michelangelo si faceva portare i blocchi di marmo da Carrara nella piana di Tito Scalo per realizzare le sue opere scultoree, che Parsifal era di Cancellara, che Astolfo cercava il senno di Orlando in quel di via Anzio – che all’epoca non aveva strutture abitative ma presentava un aspetto lunare dove far atterrare l’Apollo –, che Dante si presentò alla corte di Federico II per conoscere Brunetto da Lentini e su tutto primeggia il Monte Arioso dove Charles Darwin trovò le prove per elaborare “La Teoria dell’Evoluzione”.