di asterisco
Oggi si parla tanto dell’interdisciplinarietà della conoscenza, che servendosi in maniera adeguata delle varie discipline scientifiche, è la sola possibilità d’indagare il passato per comprendere il presente e la sua prospettiva nel futuro.
La recente pubblicazione del volume edito dalla Bollati Boringhieri di Heric H. Cline, un archeologo saggista e ottimo divulgatore, dal titolo: ” La sopravvivenza della civiltà. Dopo il 1177 a. C. Benvenuti nell’Età del ferro” ne fornisce una prova eloquente. Forte della sua pluriennale esperienza in campagne di studio nelle regioni in cui erano nate civiltà diverse: micenea, minoica, ittita, cipriota egizia e assiro babilonese, ha sempre indirizzato le sue ricerche cercando di capirne il collasso dopo l’Età del Bronzo nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale.
La domanda che l’autore si pone su come ne sia stata possibile la sopravvivenza è in linea con la stessa problematica della società moderna nella quale abbondano termini come “resistenza, adattamento, transizione, trasformazione”e più di tutte “resilienza” alla ricerca di “una nuova normalità”, che faceva dire all’archeologo George Cowgill, già nel 1988: “il collasso di una civiltà, un’idea molto meno semplice di quanto siamo abituati a pensare”.
La narrazione che l’autore compie dei cambiamenti indicativi del collasso sistemico di una società e della conseguente “Epoca Buia” trova estremo interesse e originalità, grazie all’analisi dei reperti archeologici a disposizione, che diventano tutt’altro che materia morta ma “archeologia viva” nella sua piena accezione. Il poeta greco Esiodo vissuto nell’VIII secolo a. C. nelle “Opere e Giorni” dava una prima interpretazione di questa Età Buia lamentando il fatto di vivere in un periodo simile: “ Volesse il cielo che non mi fosse toccato di vivere assieme agli uomini della quinta stirpe, ma di morir prima, o di nascere dopo! Ora difatti è proprio l’età del ferro; né mai gli uomini cesseranno il giorno dalla fatica e dalla miseria, e la notte di struggersi, e gli dèi daranno loro angoscie pesanti. Tuttavia però a questi malanni si troveranno misti dei beni”.
Nel volume sono riportate interessanti e dettagliate mappe con le varie zone del Mediterraneo sia orientale che occidentale nell’Età del Ferro, che fanno da giusto contorno a un attuale, esauriente e in particolar modo avvincente racconto di archeologia.