L’8 agosto 2024, ricorrono i 218 anni per la città di Potenza come capoluogo della Regione Basilicata. Ma, come venne decretata capoluogo regionale “la città verticale”? Facciamo un rapido excursus storico.
Nel 1799, a seguito della conquista francese del Regno di Napoli da parte del generale Championnet, Potenza fu, dopo Napoli, la città del Regno dove la rivoluzione giacobina si manifestò in maniera più vigorosa: nella città lucana ci furono diverse manifestazioni popolari contro il Re Ferdinando e venne innalzato “l’albero della libertà” nel centro storico, a rappresentare l’adesione alla neonata Repubblica Napoletana. Giovanni Andrea Serrao, l’allora vescovo di Potenza, partecipò attivamente alla rivoluzione. Serrao, illustre intellettuale dell’epoca ed esponente del giansenismo meridionale, benedisse egli stesso l’albero della libertà e venne anche nominato Commissario Civile a Potenza durante la breve vita della Repubblica. La città, dal punto di vista amministrativo, divenne un cantone del dipartimento del Bradano retto dal Commissario Governativo Nicola Palomba e fu, poi, stravolta dalle feroci lotte tra i giacobini repubblicani ed i sanfedisti fedeli alla monarchia, durante le quali morirono illustri personalità che avevano appoggiato la causa della rivoluzione. Vittima fu lo stesso Serrao, spietatamente ucciso insieme ad altre persone il 24 febbraio 1799 nella sua abitazione a Potenza da una banda di reazionari, i quali esposero le teste mozzate delle vittime per indurre la popolazione all’omertà sull’assassinio. In risposta all’omicidio del vescovo Serrao, i giacobini potentini trucidarono, tre giorni dopo, diciannove dei suoi assassini. L’uccisione di Serrao e la conseguente vendetta suscitarono scalpore a Parigi dove, nell’Assemblea Nazionale, venne celebrato solennemente il martirio del prelato. In quella occasione il presbitero Henri Grégoire condannò energicamente l’accaduto, mentre lo scrittore Alexandre Dumas tratterà la vicenda in alcuni dei suoi romanzi.
Il fallimento della rivoluzione del 1799 ebbe un tragico epilogo: le truppe del generale monarchico Curcio occuparono Potenza sottoponendola ad incendi e disordini, mentre i superstiti rivoluzionari vennero sottoposti ad una violenta azione repressiva che determinò arresti ed esecuzioni. Tanti ricercati riuscirono, però, a fuggire: tra questi si ricordano i fratelli Basileo e Nicola Addone che scapparono in Francia per poi tornare in Basilicata nel 1806 al seguito dell’Armata d’Italia, in cui si erano arruolati.
Dopo alcuni anni di insaturazione del regime borbonico, il 1806 fu l’anno della svolta nella storia della città e del Mezzogiorno d’Italia: le truppe francesi di Napoleone Bonaparte conquistarono nuovamente il Regno di Napoli e, successivamente, i nuovi governanti iniziarono un processo di modernizzazione civile, economica e sociale di tutto il territorio che coinvolse anche Potenza in maniera importante. Nello stesso 1806, infatti, il nuovo governo di Giuseppe Bonaparte spostò il capoluogo della provincia di Basilicata da Matera a Potenza per motivi di riorganizzazione territoriale ed amministrativa dell’intera provincia. Il nuovo capoluogo risultava più vicino e meglio collegato a Napoli rendendolo così meno periferico e, di conseguenza, meglio governabile. Inoltre, anche il ruolo svolto da Potenza durante i moti rivoluzionari del 1799 contribuì notevolmente alla decisione di proclamare la città come nuovo capoluogo della provincia di Basilicata.
Durante i regni di Giuseppe Bonaparte e del suo successore Gioacchino Murat venne realizzata una vasta opera di miglioramento della città per consentirle di espletare al meglio il ruolo di capoluogo; a tal fine venne rivoluzionato l’impianto urbanistico dell’antica città medievale. Furono realizzati i nuovi centri della vita pubblica e democratica tra i quali: Largo dell’Intendenza, Piazzetta della Trinità e Piazza Sedile. Vennero espropriati alcuni edifici religiosi ed alcune proprietà dell’ex feudatario Loffredo, il quale, ormai, aveva perso i suoi privilegi a seguito della definitiva eversione della feudalità nel 1806, per far posto alle sedi delle istituzioni provinciali quali l’Intendenza, i tribunali e le carceri. Fu costruito l’Ospedale San Carlo e, inoltre, si diede vita ad un ampio programma di opere pubbliche per il miglioramento del decoro urbano e delle infrastrutture viarie. Purtroppo, però, la nuova amministrazione non riuscì tuttavia a portare a termine tutti gli interventi pianificati, ad esempio, la Piazza dell’Intendenza verrà realizzata solo nel 1844, molti anni dopo il periodo napoleonico.
Il governo francese si impegnò attivamente anche per contrastare il brigantaggio, soprattutto attraverso le azioni di polizia del generale Charles Antoine Manhès che, dopo aver contrastato i briganti in Cilento, in Abruzzo ed in Calabria venne inviato in Basilicata nel 1811 stabilendo il suo quartier generale a Potenza. Manhès catturò e giustiziò i principali briganti della zona, tra i quali Taccone e Quagliarella.
Potenza venne confermata città capoluogo della Basilicata anche alla fine del periodo napoleonico: nel 1815 il trattato di Casalanza sancì infatti il ritorno sul trono del Regno, che assunse dal 1816 in poi la denominazione di Regno delle due Sicilie, della dinastia dei Borbone, ponendo fine al decennio francese.