di asterisco
Fra i tanti ritratti burleschi dipinti dal celebre pittore manierista milanese del XVI secolo se ne potrebbero associare molti alla classe politica nostrana che ha legittimamente pretese governative e non si smentisce quotidianamente nel darne l’immagine più consona!
Un gioco mediatico e televisivo portato alla massima potenza e per di più affetto da un livore subliminale fin troppo esasperato, una via di mezzo tra il grottesco e il burattinesco, all’insegna del dejà vu, con l’assurda pretesa d’abbindolare un elettorato di sprovveduti nell’imitazione maldestra di un recente predecessore, imprenditore piazzista che per lo meno riusciva pure a essere simpatico giocando su di un’imprevedibilità istrionesca alquanto originale.
È fin troppo evidente una sceneggiatura a monte fatta di modelli stereotipati a dir poco di regime, ma studiati male e controproducenti che non portano da nessuna parte, lontani anni luce dai problemi che affliggono il reale quotidiano. Inquadrature dilettantistiche mixate con battute verbali e gergali in salsa romanesca quasi competitive con la caustica perentorietà partenopea di qualche altro noto politico, più simpatica e accattivante e forse più efficace.
Non è l’abito istituzionale a far la differenza, comunque lo si indossi, ma la maschera ipocrita e indecente di cui ci si riveste nel voler apparire quel che non si è in grado d’essere: un’agguerrita under dog che non riesce a capire cosa significhi aver responsabilità di governo, affetta da una sintomatologia organica, tipica di bastian contrari da sempre confinati all’opposizione.
Possiamo chiedere loro se siano convinti di essere giunti al governo nel paese di Bengodi o in quanto nanerottoli della politica in quel di Lilliput?