Ai tanti pubblicitari che affollano il mercato nella società moderna, va riconosciuta una creatività fantasiosa nell’associare a un prodotto un’immagine o un testo particolare, che è comunemente definito logo, e il più delle volte diventa un’icona sociale di costume. Alla base regna quasi sempre un notevole interesse economico incentivato nella sua diffusività mediatica dai mezzi d’informazione.
Quel che stupisce invece è il voler dare un’impronta politica persino a un banale spot pubblicitario della catena di supermercati dell’Esselunga: una bambina che dona una pesca al babbo separato dalla mamma come invito alla riconciliazione.
Chi ha responsabilità di governo dovrebbe pensare a risolvere i gravi problemi che affliggono il nostro Paese invece di affidarsi al sottile messaggio subliminale che lo spot in questione potrebbe suggerire e appropriarsene come esponente di spicco di una certa cultura ondivaga, evanescente e inaffidabile di fronte a fatti concreti!
L’inferno si dice sia lastricato di buone intenzioni, ma queste da sole non bastano, e per chi ambisce a essere uno statista di valore suggeriamo di evitare ulteriori inciampi di percorso!