Le sedie a sdraio in Piazza Prefettura! L’idea che ha fatto sognare una Potenza che finalmente si risveglia dal torpore urbano e si catapulta verso un futuro radioso… o almeno così vorrebbero farci credere. Ma non è l’iniziativa in sé a sorprendere; del resto, anche piazzare dei pinguini di plastica in giro per la città potrebbe essere considerato un gesto “simbolico” per qualcuno. No, quello che lascia perplessi è l’entusiasmo smodato con cui certe penne si affrettano a lodare una simile trovata, quasi che sedersi su una sedia a sdraio in piazza fosse il nuovo simbolo di progresso civile. Viene da chiedersi: ma davvero chi scrive queste righe piene di elogi lo fa per pura convinzione, oppure c’è sotto qualche aspettativa? Chissà, magari un invito a qualche inaugurazione in pompa magna, una stretta di mano che conta o forse solo il piacere sottile di sentirsi parte di un’élite illuminata che sa apprezzare ciò che i comuni mortali non capiscono. Perché, diciamocelo, bisogna davvero avere un certo talento per trasformare una manciata di sedie a sdraio in un’epopea moderna. Ma il bello della faccenda è come si cerca di giustificare l’ingiustificabile, dipingendo queste sedie come l’emblema di una rivoluzione urbana che solo chi ha l’occhio allenato può cogliere.
Mentre tutti noi, poveri ignoranti, ci domandiamo se non ci fosse altro modo per “animare” il centro storico che non comportasse l’installazione di arredi da spiaggia in mezzo al cemento, i difensori d’ufficio della trovata si affannano a spiegarci che questa è una visione, un segnale di apertura, un invito alla socialità. Certo, perché nulla unisce più di un gruppo di persone sdraiate in mezzo a una piazza, tra un clacson e l’altro. La domanda sorge spontanea: ma davvero è questa la priorità per una città come Potenza? Forse sì, forse no. O magari l’intero dibattito è solo un diversivo, una distrazione che ci fa distogliere lo sguardo da questioni più urgenti. E mentre noi perdiamo tempo a discutere dell’inclinazione ideale per godersi il sole in piazza c’è chi con fare compiacente e parole melliflue si erge a paladino di scelte discutibili, come se stesse difendendo un principio sacro.
In fin dei conti la vera trovata geniale potrebbe essere proprio questa: convincere la gente che chi critica le sedie a sdraio è semplicemente incapace di comprendere l’avanguardia urbana, mentre i veri “illuminati” sanno vedere oltre, sanno che quel vuoto che da sempre affligge la città si riempie di significato grazie a un semplice gesto. Un po’ come riempire una piscina di plastica in giardino e chiamarlo “laghetto artificiale”: può darsi che qualcuno ci creda, ma non per questo diventa un progetto di riqualificazione paesaggistica. Forse allora è il caso di guardare con un po’ di sano scetticismo a questi elogi esagerati e chiedersi se, dietro a tanto fervore, non si nasconda l’ennesimo tentativo di blandire chi sta in alto, nella speranza che una buona parola torni sempre utile. Ma tranquilli, possiamo comunque accomodarci su una di quelle sedie a sdraio e goderci lo spettacolo… magari con un po’ di ironia.