Una premessa fondamentale è il rispetto della tradizione religiosa che viene mantenuta immutata nel corso dei secoli da intere generazioni, unica vera testimonianza di fede che caratterizza, pur nelle varie differenziazioni, una qualsiasi comunità e s’identifica con le tante feste patronali diffuse nei mesi estivi tra i nostri borghi.
In questi ultimi tempi assistiamo a un incessante e a volte insopportabile commistione tra sacro e profano con una netta prevalenza di un modus operandi da parte degli organizzatori che marginalizza proprio la tradizione spirituale e giocoforza la sua sacralità.
Non c’è alcun bisogno quasi competitivo tra chi organizza una festa patronale. Importante e prioritario, crediamo sia la sua intima natura religiosa e spirituale che si concretizza nella venerazione di una effigie sacra importante il cui simbolismo è depositario di tutti quei sentimenti che generazioni precedenti hanno provato prostrandosi ai suoi piedi, unica memoria che ci spinge a mantenere inalterata la tradizione. L’aspetto che noi oggi definiamo profano altro non è che la parte che la cristianità ha mutuato dal mondo pagano nelle tante feste che fanno pure parte del nostro vivere sociale e che in siffatto contesto vanno considerate pur senza alterarlo con inserimenti iconografici pseudo storici riempitivi e forse anche di dubbio valore estetico!