Ossimoro trionfante, staticità in movimento nei ”quadri viventi”!

di asterisco

Il significato della parola “Arte” viene stravolto nei modi più stravaganti e fantasiosi che si possano immaginare. Se poi si aggiunge l’aggettivo contemporanea o moderna il risultato non sempre è possibile definirlo artistico in senso lato.

Ci sia permesso fare alcune considerazioni su di una manifestazione estemporanea che oramai si ripete ciclicamente che va sotto il nome di “Quadri viventi”, una rappresentazione scenica di un’immagine pittorica di capolavori dell’Arte. Un bozzetto teatrale i cui personaggi sono in carne e ossa e tentano di ricreare in una posa statica, quasi un flash in apnea artistica potremmo dire, un celebre dipinto.

Esistono nell’Arte forme differenti cui l’artista dà vita, siano esse sculture o dipinti, un blocco di marmo così come una tavola pittorica. Quel che l’artista vuol rappresentare deve fondersi alla perfezione con un fattore determinante, il colore  tra la luce e le ombre come in Caravaggio o Guercino, ma soprattutto nella staticità fisica dell’immagine, che riceve vita dall’uso sapiente della luminosità, dei toni e delle sfumature dei colori che la caratterizzano. I famosi punti di fuga di fronte a una rappresentazione fisica o meglio scenografica non hanno senso. I quadri del Caravaggio giocano tutti su di una distribuzione originale della luce attraverso cui prende forma la figura. Nel cosiddetto “quadro vivente” tutto è artificiale, scenografie tecno-strumentali, asettiche prive di un qualsiasi effetto nel senso dell’estetica del dipinto. Un vero e proprio backstage in grado di creare nello spettatore  una banale curiosità, quasi un effetto speciale di fronte a uno spettacolo o scena teatrale. Prendiamo l’affascinante dipinto del Giorgione, “La Tempesta” e la sua complessità estetica, a volerne fare un “quadro vivente” o “plastico” che dir si voglia dove andremmo a finire?

Altra cosa invece una scultura, come la rappresentano i vari mimi nelle città d’arte e occorre dire che, con una certa maestria e abilità, riescono a imitarne la staticità. L’estetica di capolavori come il David di Donatello o Michelangelo è pur sempre nella loro staticità e nella perfetta armonia delle loro forme o come nel Mosè ancora più marcata. Se ammiriamo i famosi Prigioni o non finiti michelangioleschi nell’Accademia è possibile verificare come da un blocco marmoreo quasi informe in cui è stata abbozzata una forma umana sembra voler venir fuori l’idea dell’artista, un esempio eloquente del passaggio dalla staticità alla dinamicità estetica di un’opera d’arte.

Fare spettacolo può avere una sua legittima giustificazione, pretendere di dare vita a un quadro con le stesse pretese estetiche di un dipinto e per di più di Caravaggio sembra quasi un delitto di lesa… “staticità”!

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