L’acqua bene comune? No, un paradosso lucano!

di asterisco

La perdurante crisi idrica in molti centri della Basilicata, e nel capoluogo, che occupa ogni giorno le prime pagine delle testate giornalistiche locali, assume un carattere a dir poco paradossale se confrontata con le pompose elucubrazioni sul patrimonio naturalistico, paesaggistico e risorse idriche dell’Appennino lucano che quotidianamente trovano spazio in una siffatta informazione, alquanto discutibile.

Prendiamone ad esempio alcune: leggiamo la locandina di un convegno a Sant’Angelo le Fratte sul tema “Viaggio tra le meravigliose acque delle fontane”, senza alcun dubbio interessante ma in quale contesto?

E ancora: il comune di Anzi chiede ad Acquedotto Lucano di ripristinare la condotta idrica proveniente dalle sorgenti di Rifreddo, che trovandosi a un’altitudine superiore potrebbero garantire anche un risparmio energetico nella fornitura di acqua potabile rispetto all’invaso della Camastra quasi a secco causa siccità e a una quota inferiore.

Non parliamo poi delle numerose sorgenti presenti nei tanto blasonati Parchi sparsi nell’Appennino Lucano, in cui si sprecano risorse economiche per creare strutture turistiche ricettive a dir poco assurde e incongruenti, tipo “parchi avventura” o “vie del benessere” e altre fantasiose creazioni paradossali, ignorando i servizi essenziali!

Periodi ciclici siccitosi, fanno parte dei ritmi di Madre Natura, che per quanto eccezionali mettono in luce le carenze amministrative e progettuali nella gestione dei servizi ormai da decenni e che si è cercato di mascherare in vario modo, solo emanando dispositivi, ordinanze per dare corpo e consistenza a una massa tumorale ormai patologica che ha un solo nome: burocrazia!

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