La Commissione europea blocca il ddl Lollobrigida sulla carne coltivata

L’avanzata del disegno di legge Lollobrigida, finalizzato a vietare la produzione e la vendita di carne coltivata in laboratorio in Italia, è stata bloccata dalla Commissione europea. La norma, promossa dal ministro dell’Agricoltura, ha ricevuto un giudizio negativo, in quanto ritenuta non idonea per l’approvazione a livello europeo. La legge, oltre a vietare la carne coltivata, introduceva una disposizione particolare, vietando l’uso di denominazioni riferite alla carne o ai prodotti a base di carne per alimenti a base vegetale, conosciuto come “meat sounding”.

Il disegno di legge Lollobrigida è approdato alle Camere a metà dicembre e successivamente è stato firmato dal presidente Mattarella. A questo punto, è stato inviato all’Unione Europea per essere sottoposto a una “valutazione”, e, nonostante la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, non ha mai potuto entrare in vigore a causa del vincolo imposto dal consenso europeo. In poche righe, in una nota datata 29 gennaio, la Commissione europea ha comunicato al governo italiano l’archiviazione anticipata della notifica relativa alla legge che proibisce la “carne sintetica”. La ragione di questa archiviazione sta nel fatto che il testo è stato adottato dallo stato membro prima della conclusione del periodo di sospensione, come stabilito dalle direttive europee. Di conseguenza, il Berlaymont ha invitato Roma a fornire informazioni sull’evolversi della situazione.

La Commissione europea, dunque, ha comunicato al governo italiano l’archiviazione della notifica, richiamando la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, la quale sottolinea che una legge approvata in violazione della procedura Tris ( procedimento che mira a prevenire l’insorgenza di ostacoli nel mercato interno prima che si concretizzino) è inapplicabile. In particolare, è stata citata un’importante sentenza del 30 aprile 1996, nota come “CIA-Security”, secondo la quale una disposizione nazionale non notificata nell’ambito della “procedura 98/34” può essere dichiarata inapplicabile dai tribunali nazionali. Si delinea quindi uno scontro tra la legislazione italiana e i dettami dell’Unione europea, basato su aspetti procedurali e giuridici.

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