Il mondo politico internazionale è stato scosso dalla tragica notizia della morte improvvisa dell’oppositore russo Alexei Navalny, avvenuta nella prigione di Kharp, situata nella regione artica di Yamalo-Nenets, dove era stato recentemente trasferito per scontare una condanna a 19 anni. La sua morte ha suscitato reazioni di condanna e indignazione da parte di importanti figure politiche e istituzioni internazionali con accuse dirette nei confronti della Russia e del presidente Vladimir Putin per la sua presunta persecuzione contro l’opposizione nel paese.
Da Ursula von der Leyen a Joe Biden, fino a Jens Stoltenberg, le principali voci dell’Unione Europea, della NATO e degli Stati Uniti hanno sollevato il dito accusatorio contro Mosca, denunciando la morte di Navalny come un tragico evento causato dall’oppressione politica in Russia. Ursula von der Leyen ha sottolineato la necessità di unire gli sforzi contro il regime di Putin, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso rabbia e indignazione, descrivendo la Russia come un paese dove gli spiriti liberi vengono oppressi e condannati a morte.
Anche la Casa Bianca ha condannato fermamente la morte di Navalny, con il presidente Joe Biden che ha puntato il dito contro Putin, sostenendo che il leader russo è direttamente responsabile dell’accaduto. Le Nazioni Unite hanno chiesto un’indagine credibile sul decesso dell’oppositore russo, esortando le autorità russe a garantire trasparenza e imparzialità nell’indagine.
Tuttavia, la risposta di Mosca non si è fatta attendere, respingendo le accuse provenienti dall’Occidente e sottolineando la mancanza di prove concrete sulla morte di Navalny. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha criticato la reazione precipitosa dei leader occidentali, sostenendo che le conclusioni sono state tratte senza un’adeguata indagine forense. Il portavoce della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, ha accusato i leader occidentali di sfruttare politicamente la morte di Navalny per i propri fini.
La morte di Alexei Navalny ha scatenato un’ondata di indignazione e sospetti a livello internazionale, evidenziando le profonde tensioni esistenti tra la Russia e le potenze occidentali, e alimentando il dibattito sulla democrazia e i diritti umani nel paese guidato da Vladimir Putin.