Scrivere richiede energie e dedizione. Quando si accompagna ad altre attività (nel mondo dell’editoria, del giornalismo e dell’insegnamento) richiede una buona ripartizione del tempo. La storia dell’inizio di un libro è misteriosa e affascinante come quella di un vero concepimento. Il libro inizia da un piccolissimo embrione. Umberto Eco lo definisce «idea seminale» che spesso è uno o più personaggi che nel momento nel quale prendono vita cominciano a dettare ritmo, regole e condurre la “danza”. Il “libro” utilizza “materiali” di vario tipo: può nascere dall’elaborazione di fatti, luoghi e personaggi storici o può scaturire da esperienze personali. Quando si realizzano libri storici agganciati a storie preesistenti è indispensabile un complesso lavoro preparatorio. In questo caso si realizzano schede, profili, letture, ricerche per costruire un preciso modello della realtà cui il romanzo fa riferimento. Durante questo lavoro si mettono a punto le costrizioni, cioè i vincoli storici e di genere letterario, e si prepara un calendario della storia e dei fatti. Questi schemi sono ipotesi della struttura portante del libro, sono il punto di riferimento nella scrittura, anche se possono essere modificate più volte. Il processo di generazione di un romanzo appare molto diverso da quello di un testo argomentativo. Varie ricerche hanno evidenziato che la scrittura di un saggio procede per fasi distinte, in ciascuna delle quali si attuano operazioni particolari: prima ci si documenta, poi si progetta il testo con un indice-scaletta, poi si scrive il testo e poi si revisiona. La progettazione del testo è particolarmente importante.
Nello scrivere un romanzo non si passa attraverso fasi distinte, ad esempio quella in cui si decide la trama e lo svolgimento del testo e poi quella in cui li traduce in parole sulla carta. È l’atto dello scrivere che permette agli eventi di nascere e svilupparsi. Iniziare a scrivere un libro-saggio, invece, senza un’ipotesi di indice è nella maggior parte dei casi un comportamento molto dispendioso e inopportuno, questa risulta la pratica più comune per i romanzi. Un lavoro preparatorio e di documentazione è necessario quando un libro descrive un periodo storico particolare oppure è ambientato in un mondo distante, non conosciuto. Se invece il romanzo tratta dell’esperienza personale e comunque si svolge in un ambiente familiare il lavoro preparatorio può essere quasi eliminato.
Le indicazioni per incoraggiare alla scrittura sono semplici: è necessario osare, in altre parole superare i propri timori, e procedere per tentativi senza scoraggiarsi di fronte a un primo insuccesso. Un fallimento è da mettere in conto quando ci si avvicina alla scrittura creativa.
Altro tema importante è il talento. La scrittura di un romanzo ha caratteristiche particolari anche perché rientra tra gli atti definiti creativi. Secondo alcuni studi l’atto creativo si verifica solo quando si riesce a “utilizzare” condizioni esterne favorevoli, stabilendo mete e iniziando una serie di attività per raggiungerle, sfruttando lo stimolo di modelli e l’appoggio di familiari, amici e collaboratori. È lapalissiano che il talento è necessario, ma non basta. All’atto “creativo” si giunge attraverso un lungo processo di crescita, di letture e tentativi, senza ricette. Dai vari studi compiuti sugli autori creativi si è rilevato che i risultati più lusinghieri vengono ottenuti dopo anni di “apprendistato”: una lunga fase di preparazione nella quale si acquisiscono conoscenze e abilità utili all’atto creativo. Una delle caratteristiche della personalità creativa è la motivazione e la devozione al lavoro: la possibile conquista di una meta ambiziosa spinge a lavorare con un impegno e una determinazione straordinari. Il successo si raggiunge grazie alla presenza del talento innato e dell’impegno acquisito. Lo scrivere richiede concentrazione, memoria, continuità e grande quantità di lavoro: un’opera non nasce per caso. Se c’è talento sicuramente nasce un buon libro.
