Lucania: l’ironia dell’assurdo

Nel vasto e sterminato universo delle favole e delle chimere vi è un luogo che, più di ogni altro, si distingue per l’accumulo di stramberie e fantasticherie: la Basilicata, conosciuta ai più con il nome antico di Lucania. Essa è, senza ombra di dubbio, il luogo dove ogni assurdità prende forma e ogni leggenda trova rifugio. Non vi è infatti argomento, per quanto strampalato, che non abbia un qualche legame con questa regione.

Cominciamo dunque dalla stupefacente invenzione di uno strumento, il più inutile e contorto strumento mai concepito dalla mente umana. La leggenda narra che esso fu creato da un certo Arpagone di Matera, un uomo noto per la sua capacità di calcolare l’angolo di ogni sguardo, il che non aveva nessuna utilità pratica, ma gli permise di essere ricordato come l’inventore di qualcosa che nessuno ha mai usato. Ma non fermiamoci qui perché la Lucania è anche il luogo di nascita di coloro che si vantano di aver partecipato ai lavori del Cavallo di Troia. Un certo Menelao di Tursi, ad esempio, giurava di essere stato lui a dare l’idea di costruire il cavallo, anche se nessuno in città si ricordava di lui prima che cominciasse a raccontare questa storia ai forestieri. Tra le sue imprese negli annali risulta che fu sbalzato dalla nave sulle coste della Magna Grecia e abbia fondato la città di Lagaria e secondo altri passato sul Mar Tirreno avrebbe fondato addirittura la città di Pisa.

Ma la Lucania non è solo un ricettacolo di invenzioni assurde e presunte glorie antiche. Vi è, infatti, la celeberrima chiesa della Madonna delle Grazie di una località lucana, che non è solo un luogo di culto, ma anche il punto di ritrovo per pellegrinaggi diretti a Santiago di Compostela. Sì, avete capito bene: i pellegrini partono dalla Spagna per recarsi in questa località, dove, secondo una leggenda locale, la Madonna apparve una volta in sogno a un pastore, chiedendogli di costruire una scala che conducesse direttamente al cielo. E così, ogni anno, centinaia di devoti si mettono in cammino per ammirare questa scala invisibile, che naturalmente nessuno ha mai visto.

Non possiamo poi dimenticare l’epica storia dei Turchi che risalirono il Basento. I cronisti lucani raccontano che, in un giorno di estate del 1480, una flotta turca giunse fino alla sorgente del fiume, dove decisero di stabilire un piccolo bazar di spezie esotiche. Sebbene non vi sia traccia di ciò in alcun documento storico, la fiera delle spezie di Potenza celebra ancora oggi questo straordinario evento con danze e festeggiamenti.

La lista delle illustri personalità che hanno attraversato la Lucania è infinita. Si narra che persino Ulisse, durante il suo interminabile viaggio di ritorno a Itaca, si sia fermato per qualche mese a Lagonegro, dove, seduto sulle sponde di un placido lago, compose un’ode in onore della bellezza delle lucane. Virgilio, nei suoi “idilli lucani”, parla di una terra dove i pastori cantano canzoni senza senso e le pecore danno lana di vari colori, ma solo se le si guarda con un occhio bendato. Dante Alighieri, in una versione apocrifa della Divina Commedia, menziona un girone speciale per i lucani, dove sono puniti per la loro esagerata propensione a raccontare frottole.

E non possiamo certo tralasciare il grande Leonardo da Vinci che, secondo una cronaca lucana, venne a passare un’estate a Melfi, dove progettò una macchina volante che, ovviamente, non volò mai, ma che ispirò generazioni di lucani a costruire oggetti che non funzionano.

Insomma, la Lucania è la terra dove ogni cosa improbabile trova dimora e dove ogni racconto è accettato senza batter ciglio. Un luogo dove la realtà e la fantasia si intrecciano fino a diventare indistinguibili e dove ogni menzogna diventa, col tempo, una verità incontestabile. E così, cari lettori, vi lascio con l’ironica consapevolezza che, se mai doveste cercare il cuore pulsante delle corbellerie umane, non dovete fare altro che guardare alla Lucania, il luogo dove ogni assurdità prende “corpo”.

Gianfranco Lotito
Gianfranco Lotito
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