Homo… veterosapiens… tecnosapiens…o semplice app?

Se l’evoluzione umana non conosce limiti, essendo una legge naturale, ipotizzarne i suoi sviluppi in un futuro assai vicino ci permette di fare alcune considerazioni sul ruolo che nelle società avanzate avrà l’uomo nuovo, da canna pensante come lo definiva Pascal, a semplice utilizzatore di un elaborato e sofisticato congegno tecnologico (hardware) guidato e controllato da un complesso algoritmo (software).

La sostanziale differenza nell’uso di un tale dispositivo sarà la sua intelligenza o quella che in questi ultimi tempi va sotto il nome di intelligenza artificiale (IA)? La problematica che ne consegue non è da poco, investe in toto la società in cui viviamo ed i rapporti individuali. La rivoluzione industriale partorita dall’avvento delle macchine e la forza motrice che le metteva in movimento, sostituendo quella umana, è stata portata alla sua più esasperata meccanizzazione o meglio automatizzazione ma sempre sotto il controllo dell’uomo.

E’ possibile accumulare un’infinità astronomica di dati non solo, ma elaborarli in tempi rapidissimi e generarne altri quasi con un’autonomia decisionale: un sistema di intelligenza artificiale creativa ChatGPT, di cui oggi tanto si parla, che permette di interagire con l’utente attraverso un modello sviluppato da OpenAI in grado di intrattenere conversazioni complesse, fornire informazioni e scrivere testi utilizzando il linguaggio naturale, attraverso la rete internet e l’immancabile app.

Nei motori di ricerca tradizionali è l’utente che cerca i risultati, verificandone anche la possibile affidabilità, con questo modello di IA si riesce ad avere quasi un compendio logico su di un determinato argomento se non proprio un completo elaborato con tutti i riferimenti relativi.

Vengono in mente alcuni simpatici racconti scritti da Primo Levi nelle sue Storie naturali (1966) in cui con accenti simpatici parlava di un dispositivo particolare, chiamato Mimete, raccoglitore e duplicatore di dati anticipando con gran fantasia lo sviluppo futuro di tali macchine. Oggi da siffatte macchine siamo dominati nelle loro applicazioni tecnologiche più disparate, ne ricaviamo enormi vantaggi ma siamo sicuri di non diventarne schiavi?

Scomparirà l’homo sapiens e ci sarà forse quello che molti hanno definito tecnosapiens in contrapposizione all’homo veterosapiens, certamente in minoranza, che continuerà ad usare il buon senso ed avere una propria coscienza intesa come consapevolezza nella conoscenza, fino a quando sarà possibile in una società sempre più automatizzata ed alienata. E se la legge dell’evoluzione, anzi dell’involuzione avanzerà, l’homo non sarà che una pura e semplice app!

Michele Vista
Michele Vista
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