Le Fiamme Gialle di Trento, nei giorni scorsi, hanno dato esecuzione a una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Trento su richiesta della locale Procura, nei confronti di quattro persone, raggiunte da gravi indizi di colpevolezza in ordine ad una pluralità di reati di natura tributaria, fallimentare e societaria. La complessa indagine di polizia economico-finanziaria condotta dai militari del Comando Provinciale, supportata da indagini finanziarie e da riscontri info-investigativi quali servizi di osservazione, controllo e pedinamento, si è dipanata grazie all’attenta analisi dei dati estrapolati dalle banche dati in uso al Corpo, nonché dall’approfondimento delle segnalazioni per operazioni sospette inerenti gli indagati, residenti in provincia di Trento, Verona e Brescia, gravati da vari precedenti penali e di polizia, tra cui sfruttamento della prostituzione, riciclaggio e reati tributari.
Le persone arrestate, secondo quanto ricostruito, avevano costituito un sodalizio, finalizzato a porre in essere un sofisticato sistema di frode all’IVA intracomunitaria, che non essendo versata ha prodotto un danno all’Erario, perpetrata tramite l’utilizzo di società di comodo. Durante la prima fase investigativa, la società cui ruotava il sistema di frode, ha avuto sede legale a Trento, così come i conti correnti collegati (accesi presso Istituti di credito con sede a Trento). Solo successivamente è stata trasferita a Milano per cercare di sfuggire ai controlli della Guardia di Finanza.
Inoltre 3 degli indagati gravati dei più disparati precedenti penali, dallo sfruttamento della prostituzione al riciclaggio, tra cui 2 prestanome titolari di società, erano residenti a Trento. Al fine di confondere gli investigatori, durante le intercettazioni telefoniche, quasi mai utilizzavano i nomi propri o delle società, ma parlavano in codice con dei soprannomi come quelli di monumenti famosi (per es. Grande muraglia).
Attraverso l’analisi delle fatture emesse e ricevute dalle società operanti nell’ambito del commercio di materiali ferrosi e riconducibili ai soggetti tratti poi agli arresti domiciliari, i finanzieri hanno potuto rilevare la natura di mere “cartiere” di due società intestate ad altrettante “teste di legno”. Nel corso delle indagini è stato peraltro scoperto come le società coinvolte nel sistema evasivo, venivano poi condotte alla bancarotta, con distrazione dei capitali utilizzati per scopi personali e voluttuari degli indagati.
Le attività, condotte dai finanzieri trentini, hanno inoltre consentito di appurare che nei bilanci delle società era stata contabilizzata una situazione tale da evidenziare un inesistente incremento del giro di affari, allo scopo di ingannare gli istituti di credito per ottenere fraudolentemente finanziamenti.
Oltre al danno provocato alle casse dello Stato, la frode in esame ha determinato fenomeni di distorsione della concorrenza a scapito degli operatori onesti, per la possibilità di praticare prezzi estremamente competitivi, per il mancato pagamento delle imposte, inaccessibili per le aziende che operano in un quadro di legalità, ponendo quindi in posizione di ingiusto svantaggio le imprese che operano nel rispetto delle norme che regolano l’economia di mercato.