La società dello spreco nuova forma di schiavitù

Il comportamento degli umani nel mondo contemporaneo è caratterizzato da una componente naturale da sempre ambigua e molte volte ipocrita che nella piena convinzione di essere liberi individui ci fa dimenticare la nostra fragilità. Il filosofo Blaise Pascal però la compensava definendo l’uomo una canna fragile ma pensante. Oggi al contrario ci si accontenta che qualcun altro pensi per noi, importante è disporre di tutte le cosiddette comodità del benessere che ci rende parte attiva nel progresso sociale.

Applichiamo invece da schizofrenici la massima latina del melius abundare quam deficere perdendo il senso della realtà e della misura. Di fronte alla crisi energetica tutti piangiamo per il caro bollette (acqua, luce, gas), ci dicono che ci sono poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi, e può anche esser vero, ma occorre dire che ci sono molti poveri che scimmiottano i ricchi e anche ricchi che scimmiottano i poveri. Prendiamo un esempio ad hoc: i cibi della cucina povera, oggi sono piatti a cinque stelle, e si potrebbe andare avanti all’infinito con altri esempi!

Se passiamo poi all’uso sconsiderato che si fa dei mezzi di locomozione personali, sempre più superaccessoriati e ambiti, diventa quasi sacrilego ruotare una manopola o una chiave anziché pigiare un pulsante, meglio ancora servirsi di un touchpoint e così via! Perché mai privarsi della goduria di essere immersi in campi elettromagnetici sempre più intensi? Passare dal lume di una candela alla lampada e poi ai led è stato un grosso passo in avanti ma è l’uso irrazionale che si fa di tali strumenti che ci rende se non proprio idioti, ci aiuta a esserlo!

La parola ENERGIA, a cui si dà ogni significato possibile, è inflazionata. Ci invitano addirittura a personalizzarla, solita altra lapalissiana fregatura o stronzata e tutti abboccano divenendo immaginari paladini della tutela dell’ambiente per il mantenimento di un mondo più pulito con infantile innocenza!

Non ci rendiamo conto di far parte come schiavi di una società, abituati al finto benessere che ci rende tali e siamo così intimamente infettati da quest’assuefazione da non voler vedere o ignorare l’altra crudele schiavitù dei tanti lavoratori del cosiddetto terzo mondo, sfruttati soprattutto nel nostro Sud, costretti a vivere in condizioni a dir poco disumane!

Michele Vista
Michele Vista
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