Il gran libro della natura che la mente umana ha cercato e cercherà sempre di decifrare attraverso la nozione di numero ci può far comprendere meglio il ruolo della conoscenza in ambito sociale. Non solo la Fisica ma l’Economia, l’Informatica, la Biologia, le Neuroscienze, parafrasando il titolo di una conferenza tenuta nel 1959 dal premio Nobel per la Fisica 1963 Eugene P.Wigner, possono dare maggior rilievo alla “ irragionevole efficacia della matematica ”.
Lo sbarco sulla luna dell’Apollo 11 alla fine degli anni Sessanta ha segnato la conclusione di un’Era e l’inizio di una nuova. Materiali particolari e strumentazioni tecnologiche sempre più complessi hanno imposto nuovi parametri di comportamento sociale di non poco conto. Teorie fisiche che tentano di spiegare l’origine dell’universo, da quelle del Big Bang primordiale a quelle dei Buchi Neri, non sembrano sollecitare più di tanto il pensiero comune, l’individuo è oggi attratto dalle tante possibilità che nel vivere quotidiano offrono oggetti che ai più sembrano travalicare la loro materialità, nuove realtà affascinanti viste come indispensabili aggéggi cognitivi: parliamo della ormai inflazionata I.A. uno specchietto per le allodole, di massa. Se torniamo alla “irragionevole efficacia” della matematica di cui si parlava prima, si comprende bene il perché non possa non essere “irragionevole” il suo contributo.
I concetti matematici permettono di formulare teorie conoscitive ma che non possono essere caratterizzate da una loro unicità, afferma Wigner: “ Ci troviamo in una situazione simile a quella di una persona cui sia stato dato un mazzo di chiavi e che, dovendo aprire diverse porte in successione, trovasse sempre la chiave giusta al primo o al secondo tentativo, finendo così per dubitare dell’ unicità della corrispondenza tra chiavi e porte”. Un solido edificio logico come la Geometria di Euclide ha permesso di raggiungere notevoli risultati, in particolare per ciò che riguarda l’indagine conoscitiva del mondo reale. E ancora: “se qualcuno ha detto una volta che la filosofia è l’uso scorretto di una terminologia inventata apposta a tale scopo, si potrebbe dire analogamente che la matematica lo è riguardo alle operazioni ingegnose con regole e concetti inventati ad hoc”. Nella matematica è possibile “formulare ragionamenti ammissibili sfiorandone addirittura altri inammissibili”, e in tali ambiti creativi è necessario procedere con cautela. Lo afferma in maniera chiara uno dei padri della Fisica quantistica Paul A. M. Dirac: ”La matematica è lo strumento adatto in particolar modo per trattare concetti astratti di qualunque tipo, e non vi è alcun limite alle sue possibilità in questo campo. Per questa ragione un libro sulla nuova fisica, a meno che non descriva semplicemente il lavoro sperimentale, deve essere essenzialmente matematico. Ciononostante la matematica è solo uno strumento, ed è bene imparare a impadronirsi delle idee fisiche senza fare riferimento alla forma matematica”.
Oggi il ruolo delle scienze, da quelle naturali a quelle umane, ha una problematica particolare che dovrebbe a maggior ragione farci riflettere sull’importanza da attribuire alle varie teorie che vengono formulate. È innegabile l’importanza che l’impostazione positivista ha dato allo sviluppo di siffatte teorie così come ha permesso di superare e andare oltre il gretto e riduttivo positivismo primordiale, per ciò che riguarda le scienze umane, lo stesso dicasi per le scienze naturali eccessivamente date in pasto alla tecnologia finalizzata unicamente al solo profitto tecnocratico.
Possiamo a ragione mantenere un certo ottimismo, per quanto possa sembrare “irragionevole” concludendo con Wigner: “Il miracolo dell’appropriatezza del linguaggio della matematica nella formulazione delle leggi della fisica è un dono meraviglioso che non comprendiamo né meritiamo. Dovremmo esserne grati e sperare che rimanga valido nella ricerca futura e che si estenda, nel bene o nel male, per la nostra gioia e, forse, per il nostro sconcerto, alle più ampie branche del sapere”.