Il bisogno di eresia

Una conseguenza tipica del vivere nella massa, uniformati a essa, davvero conformisti, come siamo tutti, sebbene a qualcuno ancora faccia specie ammetterlo, è l’apatia. Apaticamente si vivono momenti anche emotivamente forti, avendo però la cura di mostrare un’ipocrita faccia di circostanza, alla quale siamo ben avvezzi e che fa parte del minimo necessario per la sopravvivenza in massa, apaticamente gioiamo di avvenimenti dei quali, troppo spesso, non ci frega niente, o che, se da soli, meriterebbero urla sguaiate, apaticamente accogliamo le novità, i lutti, i (presunti) cambiamenti, le innovazioni, insomma tutto, anche i sentimenti.

Allo stesso modo accettiamo ordini altrimenti impensabili, tasse spropositate, bollette immense, file ingiustificate, ritardi nell’esecuzione di opere pubbliche, imbrogli, atti di violenza, di corruzione, di vandalismo, processi lumaca.

Al più riusciamo ad alzare un sopracciglio, subito distratti da una nuova evanescente immagine.

Ci piace quello che piace ai più, perché altro non cerchiamo, non ci piace quello che non piace ai più, secondo regole comportamentali ben più rigorose del politicamente corretto.

La paura è di apparire diversi.

Perché per sottrarsi al luogo comune della massa occorre un vero e proprio strappo, violento finanche.

Il momento nel quale si decide di fare di testa propria, di esprimere un giudizio personale, è un momento di vera e propria separazione dagli altri: un’eresia.

La massa, quindi, ti giudica come tale, eretico appunto, e ti processa ed emette una sentenza definitiva.

Basta pensare, ma è solo un esempio di attualità, al dito puntato dai più nei confronti di chi decide di non partecipare al balletto ignobile delle elezioni. Tanto deciso e autoritario che gli astenuti finiscono per non dichiarare la loro insormontabile decisione di non votare.

Ecco, le votazioni sono diventate un rito di massa, tanto pomposo quanto inutile, la celebrazione del momento di più alta democrazia, dichiarano, sapendo di dire una sciocchezza. Quando invece è una stonata quadriglia, dove gli accoppiamenti cambiano repentinamente e dove a ballare sono sempre gli stessi, già d’accordo sulle regole, chiare solo nel definire il potere assoluto dei partiti sui sudditi, in rappresentanza di qualcosa di più forte, nei confronti della quale i partiti si pongono con naturalezza in posizione di servizio.

Quel qualcosa di più forte è quello che detta i ritmi all’occidente, finanziari ed economici, che riduce la Grecia alla fame e i suoi rivoluzionari profeti all’irrilevanza.

Draghi sarà il tutore di Meloni nel mondo, questo si legge, e spiega tutto. Peccato davvero che Meloni non abbia smentito, sicura che questo la ripaghi con le attenzioni dei grandi. E dire che il consenso che le attribuiscono i sondaggi le chiedono proprio il contrario. E’ prima nei sondaggi perché si è opposta a Draghi, anche se solo a parole.

Ma queste sono sciocchezze, è la squallida attualità. La cosa seria è che l’Italia ha bisogno di eresia, perché si scuota dal torpore nel quale è caduta.

Ogni potere ha bisogno del confronto con l’eresia. Da noi non esiste più.

Luciano Petrullo
Luciano Petrullo
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