Cialtroni o imbroglioni, non si scappa

Il reddito di cittadinanza pare dividere l’Italia: al Sud, dove risiede il maggior numero di percettori è diventato un dogma, mentre altrove lo si discute fortemente. Parliamoci chiaro, il RdC sarebbe una conquista di civiltà laddove consentisse a chi non percepisce alcun reddito, senza colpe, di vivere con un minimo di dignità.

Non è però chiaro come la cifra che un tanto deve consentire, sia superiore a un poderoso numero di pensioni di vario tipo che si attestano su cifre ben inferiori. Quasi che il livello di dignità sia diverso fra i due tipi di soggetti.

Non è altrettanto chiaro come si possa pretendere che un nucleo familiare di, per esempio, tre persone, padre, madre e un figlio, possa dignitosamente vivere, oggi, con dignità con il RdC. Ed ecco che questo si trasforma in contributo complementare a chi percepisce un reddito a nero, per esempio.

E io non ne faccio una colpa a chi, sommando nero e RdC, arrivasse a raddoppiare il suo reddito complessivo, per il semplice fatto che, forse, così, a quel livello minimo di dignità ci arriverebbe (e forse neanche no, visti i rincari pazzeschi delle bollette).

Non è chiaro nemmeno perché non si sia fatto un controllo preventivo delle condizioni economiche dei percettori, evitando il numero strabordante di truffe che stanno venendo fuori, affollando, peraltro, le aule dei tribunali.

Non è chiaro, ancora, come un malfattore, tipo un commerciante di droga, possa serenamente percepire il RdC senza alcun controllo fiscale che possa impedirglielo, visto che quello che incassa non lo denuncia al fisco e, semmai, va in giro in Audi, ha orologi costosi e col RdC dà da mangiare solo ai cani.

Non è chiaro, infine, come si possa percepire il RdC ad libitum senza correre il rischio di perderlo ove mai non si trovasse un lavoro.

L’impressione è che si sia fatta una legge raffazzonata, superficialmente e cialtronescamente.

Il RdC non dovrebbe costituire una fonte di reddito sicura e duratura, ma ha, nei cromosomi, la caratteristica della provvisorietà, dovendo essere il lavoro l’unica fonte di sostentamento, in un paese civile.

Insomma e in definitiva, il RdC dovrebbe innanzitutto essere più sostanzioso, cioè veramente dignitoso, ma dovrebbe essere garantito a poche persone e per un periodo davvero limitato, consentendo all’interessato di trovare un lavoro, qualsiasi, beninteso, non quello dei sogni. Non dovrebbe irridere i pensionati, di qualsiasi tipo, per entità, e dovrebbe subire controlli tipo quelli delle norme di pubblica sicurezza, dove cioè il solo sospetto che una persona abbia un reddito, legale o meno, a nero o frutto di atti di delinquenza, dovrebbero bastare per non farlo percepire. Per esemplificare: il permesso di portare un’arma non lo si concede a chi frequenta persone in odore di delinquenza, perché segnalate o cos’altro, anche se ufficialmente senza precedenti. Così, chi gira su una macchina costosa non dovrebbe percepirlo, il RdC, punto.

Non ci voleva molto per fare una buona legge. Ne è stata fatta una pessima, che crea illegalità e ingiustizia.

A meno che non era, già dalla nascita, una maniera per ricercare consenso. In tal caso non sarebbe solo una legge fatta coi piedi, ma sarebbe una legge truffaldina, fatta per raggiungere uno scopo diverso da quello sbandierato e a spese degli italiani onesti, che lavorano e che, proprio per questo, tribolano.

O no?

Luciano Petrullo
Luciano Petrullo
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