Espressione non più in uso da decenni, nata negli anni sessanta, sviluppatasi nei due decenni successivi fino a scomparire dal linguaggio comune. Ebbene, stamattina l’ho sentita, proferita da una persona neanche tanto anziana.
D’un colpo mi sono venute alla memoria altre espressioni degli anni passati. Ho ricordato un bellissimo epiteto “pupo nero”, rivolto all’arbitro delle partite di calcio e un altrettanto raffinatissimo “servo della Lega”, di uguale direzione. Oppure le più dialettali “a chi appartieni” o il classico “saluti alla signora”. Il podio tocca anche alla storica espressione da stadio Viviani “Tre, n’cula a te”, rivolta al terzino sinistro avversario nel tempo di gioco che lo vedeva correre sotto la gradinata centrale.
Ma “chi ti ha dato la patente” meriterebbe di tornare di moda e con uso più generale. Potrebbe essere applicato a ogni attività, funzione o ministero, intendendo per patente una sorta di abilitazione, quindi di una verifica preventiva, di sussistenza dei requisiti per l’esercizio di quella funzione, incarico o ministero.
Per esempio un chi ti ha dato la patente (di dirigente), rivolto, appunto, a un dirigente dell’ente X, metterebbe in chiaro e con autentico stile, che chi ci si trova di fronte non ha alcuna capacità, pur preservandolo dalla responsabilità che cadrebbe solo su colui che ce l’ha messo.
Ma lo si potrebbe dire al pizzaiolo che non fa buone pizze o all’avvocato che non conosce la legge, al medico che applica punti di sutura giganti al posto dei micro punti (io vittima) e al parrucchiere che, alla fine del suo lavoro, ti mostra una faccia di te che non sospettavi di avere.
Ovvio che l’applicazione più agevole sarebbe in politica e paraggi, dove le competenze ti vengono attribuite per destinazione del capo di partito, senza necessità di formazione, di studio (che noia, che barba) e di sacrificio (ma siamo impazziti?).
E poi ci si può sbizzarrire: un bel “chi ti ha dato la patente” infatti potrà essere attribuito:
al giornalista che colloca Matera in Puglia
al dirigente che si gratta la pancia
al liceale che non conosce Cicerone
a Renzi e a Pittella che parlano inglese
al poeta che non ha letto una poesia
al mio dobermann che si crede un barboncino
e a chiunque sia convinto di sapere.