Absit iniuria verbo. Il Crob sarebbe un’ottima Rsa

L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata (CROB) è riconosciuto a livello nazionale con Decreto del Ministro della Salute del 10 marzo 2008 nella specializzazione oncologica. L’Istituto è Ente del Servizio Sanitario Regionale, dotato di personalità giuridica pubblica e di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, ai sensi delle Leggi della Regionale Basilicata n. 12 del 1° luglio 2008 e n. 20 del 6 settembre 2008.

Ciò è quanto si legge sul sito del nosocomio lucano, di dati nemmeno l’ombra. E del resto quali dati dovrebbero fornire? Un vecchio adagio recita: “Loro se la suonano e loro se la cantano”. Se i dati non sono resi pubblici, cosa che invece fanno tutte le altre strutture ospedaliere italiane, vuol dire che si vuole nascondere la polvere sotto il tappeto. In altre parole sono dati da nascondere, resi “segreti” perché a dir poco sono disastrosi.

L’unico dato certo che al suo interno “operano” alcune ottime professionalità che sicuramente avrebbero avuto maggior fortuna fuori dai confini regionali. Purtroppo sono capitati al Crob e di necessità hanno fatto virtù. Molti con lungimiranza hanno optato per l’intramoenia: non offrirà chissà quali risultati professionali di prestigio ma un po’ di soldi in più in tasca quello sicuramente lo fa. Poi di centri privati che si avvalgono di dette figure ci sono e quindi perché farsi scappare “la gallina dalle uova d’oro”.

Molti della “vecchia guardia” che tanto hanno dato al presidio ospedaliero sono ormai alle soglie della pensione. I giovani ricercatori sono in un perenne stato di precariato, le liste di attesa sono sempre lunghe chilometri e chilometri: un vero scolapasta con fori larghi oltremisura.

Sul Crob la domanda da farsi nasce spontanea: ha motivo di esistere? No! Convertiamolo in una bella residenza per anziani soprattutto in una regione che ogni giorno “invecchia” sempre di più e sosteniamo i pazienti che necessitano di cure oncologiche di recarsi in centri specializzati italiani che rappresentano il top del top nella cura di tali patologie. E il discorso non vale solo per l’oncologia ma per tutte le altre “specialità” poiché i “servizi” offerti sul territorio lucano non sono affatto il massimo rispetto alle altre strutture sanitarie italiane, purtroppo!

È lapalissiano che chi se lo può permettere preferisce andare in istituti degni di questo nome che si trovano a pochi chilometri dai confini lucani alla luce di un vecchio adagio: “Perché fermarsi alla sagrestia quando ci sono cattedrali di alto pregio dislocate in tutta Italia pronte ad accogliere i “pellegrini-pazienti’?”. Appunto!

Nelle categorie “cronaca“, “scienze” e “salute” di Radionoff (https://www.radionoff.it/worlds-best-hospitals-2022-i-migliori-ospedali-italiani/ ) sono pubblicati gli elenchi degli istituti che hanno raggiunto la vetta della classifica per le prestazioni che offrono a chi ha bisogno di cure mediche.

Proposta: utilizziamo una parte delle royalties del petrolio per facilitare gli spostamenti dei pazienti lucani e offrire loro un contributo per trovare una sistemazione ai parenti che li accompagnano. Finiamola di dare soldi a presìdi sanitari utili solo a far “quadrare” il loro bilancio fallimentare. Basta dare soldi all’università se non è capace di “camminare” da sola”. E poi facciamoci una risata: realizzare una facoltà di medicina in Basilicata che non dura tutti gli anni previsti quando a pochi chilometri le sedi universitarie “si gettano” ha senso? No! Ha del paradossale? Sì! È un progetto “partorito” da menti argute? No!

A questo punto “rispolveriamo” lo studio della Fondazione Agnelli e dividiamo quest’angolo di terra in due: la provincia di Matera diventi una provincia pugliese (è meglio collegata con essa e già in tantissimi cittadini vanno in Puglia a curarsi di tutto e di più), mentre quella di Potenza annettiamola alla Campania per tantissime ragioni che vanno dagli efficienti collegamenti su gomma fino alle alte professionalità mediche che detta regione offre.

Insomma “cancelliamo” la Basilicata che nell’ultimo secolo non ha “prodotto” nulla: né menti eccelse in nessun campo, né una classe politica degna di questo nome e né “capitoli” economici capaci di far crescere la diseredata economia lucana. Non andiamo oltre con esempi altrimenti si rischia che in molti potrebbero azzardare la “roulette russa” con il rischio di ridurre ulteriormente la già scarsa popolazione regionale pari a un rione di Napoli, tanto per fare un esempio.

La cinematografia a volte offre ottimi spunti di riflessione se non addirittura soluzioni. Tutti ricordano il famoso film con lo strabiliante Alberto Sordi: “Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste…”. Il professor Guido Tersilli, primario di una prestigiosa clinica, tiene in particolare considerazione spese, bilanci e convenzioni, cosicché le cure migliori diventano appannaggio esclusivo dei malati ricchi o comunque disposti a pagare profumatamente, con totale disinteresse per chi, invece, è costretto a ricorrere alla convenzione mutualistica (e oggi questa è la fine che si sta facendo). Messo ormai alle corde dalle mille difficoltà, Tersilli medita per un momento di lasciare l’incarico per tornare a curare i mutuati quando il ritorno della madre da un intervento di chirurgia estetica in una clinica svizzera apre di fronte al dottore un’allettante prospettiva: trasformare Villa Celeste in un’attrezzata e lussuosa clinica di chirurgia estetica e centro estetico per il benessere psicofisico dando voce allo slogan “La vecchiaia e la bruttezza sono malattie dalle quali si può e si deve guarire”.

Quindi per il Crob di Rionero le possibilità di un futuro diverso dal disastroso e penoso di oggi sono diventate addirittura due. Forse è il caso di meditare pochissimo e cogliere al balzo dette occasioni: Rsa o centro di bellezza! La medicina facciamola fare a chi ne sa di più!

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